Rivolta e utopia, 1830-1852

La rivoluzione del 1830 e dopo

Il tentativo del re Carlo X di tornare all’assolutismo, che prevedeva anche la soppressione di ogni libera stampa, fu il motore della rivoluzione che portò, nel 1830, alla monarchia costituzionale di Luigi Filippo. Già quattro anni dopo, la dura repressione del movimento degli operai tessili lionesi, i «canuts», dimostrava i limiti delle libertà introdotte dal «re borghese».

 

La comunità perfetta

Gli anni Trenta e quaranta dell’Ottocento furono il periodo di maggiore sviluppo dei movimenti utopistici. In Inghilterra il più noto fu quello legato al nome di Robert Owen, imprenditore-filantropo, che diresse, tra l’altro, «The crisis», il cui sottotitolo significativamente recita «or the change from the error and misery, to truth and happines». In Francia i principali esponenti del socialismo utopista furono Charles Fourier col suo progetto politico-morale del falansterio, Claude-Henri de Saint-Simon coi suoi progetti tecnocratici, Etienne Cabet. Mentre Fourier e Saint-Simon si rivolgevano a nuclei ristretti di seguaci, Cabet, con il suo libro Voyage en Icarie e il suo giornale Le populaire, si creò per qualche tempo un vasto seguito, presto deluso dagli esiti dell’emigrazione «icariana» a Nauvoo, Illinois.

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